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L'approccio Janda per il benessere della schiena

L'approccio Janda per il benessere della schiena

Tratto dal libro Anatomia per il Benessere della Schiena

La schiena è uno strabiliante sistema di ossa, legamenti, tendini, muscoli e nervi combinati fra loro per formare un insieme incredibilmente forte e flessibile. Ovviamente, così come in ogni altra struttura complessa, anche qui possono sorgere problemi, che sono causa del fin troppo comune mal di schiena, oggigiorno sperimentato da così tante persone. In questo articolo, tratto dal libro Anatomia per il benessere della schiena, vedremo insieme:

  • Tipologie di dolori alla schiena;
  • Esercizi per una schiena sana: l'approccio Janda

Tipologie di dolori alla schiena

INDIVIDUARE LA CAUSA 
Il mal di schiena ha diverse cause e può originarsi in ciascuno dei diversi elementi costitutivi della schiena. L’irritazione delle radici dei grandi nervi che corrono lungo le gambe e le braccia provocano dolore, così come quella dei nervi spinali più piccoli. Allo stesso modo, il mal di schiena può nascere anche da strappi muscolari o lesioni alle ossa e ai legamenti. In molti casi, fonti di dolore sono anche i dischi intervertebrali e gli spazi fra essi.

DOLORE CERVICALE
Il dolore cervicale, o male al collo, è solitamente causato da uno strappo a un muscolo, a un legamento o a un tendine; nella maggior parte dei casi, gli strappi guariscono con il tempo e con trattamenti non chirurgici, sebbene alcuni problemi cervicali possano richiedere cure più intense. Per esempio, l’ernia a un disco cervicale provoca un dolore che si irradia nel braccio, così come avviene con la stenosi foraminale, un restringimento del forame vertebrale che lo fa entrare in contatto con un nervo del collo. Esistono diverse cure per i dolori cervicali, a seconda della diagnosi specifica di ogni caso.

DOLORE DORSALE
Il corpo delle dodici vertebre dorsali (o toraciche) è fermamente attaccato alla gabbia toracica e fornisce, così, stabilità e supporto strutturale alla regione superiore della schiena, consentendole, allo stesso tempo, di effettuare movimenti molto piccoli. Gli infortuni in quest’area sono rari, proprio grazie alla mancanza di movimento nel tratto dorsale della colonna, ma si possono generare dolori piuttosto forti a seguito di strappi o irritazioni nell’area superiore e in quella centrale della schiena.

DOLORE LOMBARE
Il tratto lombare della colonna ha un ampio range di movimento e funge da supporto per il peso del tronco, per questo è maggiormente predisposto a infortuni rispetto al tratto dorsale. Di fatto, metà della flessione della schiena (o piegamento in avanti) avviene nel tratto lombare della colonna, in particolare a livello dei segmenti L4-L5 e L3-L4. Considerato il logorio cui è sottoposta, non sorprende che sia una delle aree più frequentemente lesionate e dunque fonte di dolore. Inoltre, l’ampio range di movimento fa sì che i due dischi inferiori (L4-L5 e L5-S1) siano soggetti a usura e quindi a un maggiore rischio di ernia. L’ernia a un disco può provocare dolori lombari e spesso genera un intorpidimento che si irradia fino alla gamba e al piede, patologia nota come sciatica. I principali responsabili dei dolori lombari sono però gli strappi muscolari. Come avviene nella zona cervicale, comunque, anche in quest’area i dolori spesso guariscono con il tempo e con trattamenti non chirurgici.

COMPRESSIONE VERTEBRALE
Le fratture vertebrali da compressione possono generarsi a seguito di traumi, ma perché le ossa della colonna si rompano è necessario che il trauma sia di grave entità. I corpi vertebrali sono stati concepiti per supportare il peso della colonna, se però le ossa sono indebolite a causa dell’avanzare dell’età o di patologie quali l’osteoporosi sono maggiormente predisposte a fratture da compressione e, nei casi più gravi, possono rompersi anche se soggette a una pressione scarsa o nulla. Il tratto lombare è quello maggiormente predisposto a fratture da compressione, che possono sfociare in un mal di schiena cronico oppure in deformità o disallineamenti progressivi della colonna.

DEGENERAZIONE DEL DISCO
Con l’avanzare dell’età, i dischi vertebrali si disidratano e si irrigidiscono e per questo fanno sempre più fatica ad adattarsi alla compressione. In alcuni soggetti questo naturale processo di invecchiamento può generare dolori cronici o acuti.

DOLORE SACRALE
Appena sotto il tratto lombare della colonna si trova l’osso sacro, che costituisce la parte posteriore del bacino; vi sono poi le articolazioni sacroiliache, la cui funzione è quella di unire l’osso sacro e le ossa iliache del bacino. Il dolore sacrale deriva spesso da disfunzioni alle articolazioni sacroiliache ed è più comune negli uomini che nelle donne.

DOLORE AI MUSCOLI E AI LEGAMENTI
Le due principali cause del mal di schiena sono gli strappi muscolari e gli stiramenti dei legamenti. Ma che differenza c’è fra uno strappo muscolare e lo stiramento di un legamento? Lo strappo avviene quando un muscolo viene allungato in modo inconsueto o lacerato; si parla invece di stiramento quando i legamenti (le fasce di tessuto fibroso e duro che tengono insieme le ossa) si staccano dall’osso. Sebbene le cause siano diverse, provocano sintomi simili: dolore e spasmi muscolari, come risultato di un’infiammazione dei tessuti molli dovuta allo strappo o allo stiramento. Dato che la colonna vertebrale è coinvolta in pressoché tutti i movimenti, gli strappi e gli stiramenti lombari sono fra i problemi alla schiena più comuni.

Esercizi per una schiena sana: l’approccio Janda

Il professor Vladimir Janda, neurologo e fisiatra ceco, fu un noto medico e studioso della salute dell’apparato locomotore. I suoi insegnamenti sono accettati e messi in pratica da chiropratici, terapisti, osteopati e medici di tutto il mondo.

Attraverso osservazioni e ricerche, Janda giunse alla scoperta di schemi prevedibili di squilibri muscolari in diverse aree del corpo, a cui diede i nomi di sindrome crociata superiore e sindrome crociata inferiore. In sintesi, si rese conto che le posizioni posturali statiche prolungate, per esempio quando si resta seduti su una sedia per tutto il giorno oppure si dorme con più di un cuscino sotto la testa, portano a schemi muscolari prevedibili. Mantenere un muscolo irrigidito o stimolarlo per lungo tempo porterà di riflesso all’inibizione o all’indebolimento dei muscoli antagonisti: questo meccanismo è detto inibizione reciproca e fa sì che alcuni abituali meccanismi di movimento del corpo divengano inconsueti e i muscoli lavorino seguendo una sequenza diversa dal normale. Di conseguenza, i muscoli e le articolazioni sono sottoposti a uno sforzo maggiore, che sfocia in algie articolari e miofasciali, oppure in dolore ai tessuti molli.

La sindrome crociata superiore e la sindrome crociata inferiore sono più frequenti in soggetti con patologie croniche o problemi che sussistono da oltre otto settimane. Al fine di correggere tali squilibri, è necessario individuare i muscoli irrigiditi e allungarli e allo stesso tempo allungare anche i corrispondenti muscoli indeboliti. Eseguire esercizi secondo questa modalità porterà il corpo a un maggiore equilibrio, o omeostasi, e consentirà ai muscoli di seguire schemi di reclutamento muscolare appropriati per effettuare movimenti ordinari. Questo, a sua volta, ridurrà il dolore miofasciale, così come inutili sforzi e un logoramento precoce delle articolazioni.

Le cause degli squilibri muscolari cronici possono essere molteplici: da una postura scorretta al sovraccarico di alcuni muscoli, da disfunzioni articolari a movimenti biomeccanici ripetitivi, dai traumi allo stress emotivo. Il primo passo per eliminare gli squilibri consiste nell’identificarne i fattori scatenanti, per poi consultare il medico specialista più indicato per ciascun caso che possa suggerire una cura e un regime di allenamento appropriati. Tuttavia, per quanto si allunghino e si rafforzino i muscoli giusti e lo si faccia in modo adeguato, se non viene rimosso il fattore scatenante dello squilibrio gli schemi saranno destinati a ripetersi.