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CONCETTI BASE PER ENTRARE NEL MONDO DELL'ATTIVITA' SPORTIVA

CONCETTI BASE PER ENTRARE NEL MONDO DELL'ATTIVITA' SPORTIVA

Il volume La preparazione motoria di base di Samuel Agostino affronta diversi metodi di preparazione allo sport, introducendo l’importanza dell’attività fisica.

 

Il gioco possiede un’importante funzione sociale fin dai primi anni di vita e favorisce la maturazione cognitiva degli apprendimenti basilari. L’attivi­tà del gioco va incontro a diverse trasformazioni durante l’età evolutiva: si passa dal gioco d’esercizio, basato su schemi sensomotori, sulla manipolazio­ne degli oggetti e sul riconoscimento dello schema corporeo, al gioco simbo­lico imitativo, che ha il fine di sviluppare la socializzazione, fino ad assumere le caratteristiche del gioco normativo, inquadrato con regole codificate.

 

L’agonismo è una motivazione primaria che si basa sul bisogno di auto­affermazione. L’individuo compete per cercare di superare i propri limiti e confrontarsi con i suoi pari; è la manifestazione matura, costruttiva e creativa dell’aggressività.

L’adolescente, attraverso l’educazione motoria che si esprime nei diversi sport, impara a non disperdere le proprie energie impiegandole con costanza per perseguire i propri fini individuati. Fra gli altri, uno degli obiettivi dell’ago­nismo è rendere l’adolescente un futuro adulto socialmente competente, dove la competizione acquisisce i valori socializzanti della collaborazione, coesione, resistenza allo sforzo e progettazione dei fini personali.

 

Con l’attività sportiva si possono controllare alcuni fenomeni emotivi e particolari conflitti psichici quali, ad esempio, i sentimenti di inferiorità tipici di questa fase di sviluppo. A volte, essi sono anche determinati da deficit fisici e psichici che inducono il soggetto a cercare un’azione di compenso. L’agonismo modera il narcisismo come esaltazione di un sé ipertrofico, che a volte trova la sua realizzazione con l’umiliazione dell’avversario; accentua, inoltre, la virilità o la femminilità come elementi fondamentali per l’autoaffermazione.

 

ATTIVITÀ FISICA E PERFORMANCE COGNITIVE

Le funzioni cognitive sono i processi che utilizziamo per selezionare, imma­gazzinare ed elaborare le informazioni associate alle nostre esperienze quo­tidiane. Dal punto di vista della ricerca, è stato studiato che l’attività fisica regolare provoca un effetto diretto a livello neuronale migliorando le si­napsi e la vascolarizzazione. È stato ipotizzato che gli effetti benefici dell’eser­cizio fisico sulla cognizione possano essere mediati, almeno in parte, da una maggiore plasticità strutturale e sinaptica nell’ippocampo, un’area del cervello importante per l’apprendimento e la memoria (Wang & van Praag, 2012). Ne­gli ultimi due decenni sono state pubblicate alcune review che hanno esamina­to la relazione tra l’attività fisica e la performance cognitiva nei bambini e negli adolescenti (Singh et al., 2019; Santana et al., 2017). Alcune di esse spiegano le caratteristiche degli interventi sulla performance cognitiva tramite l’attività fisica in termini di intensità, frequenza, distribuzione o durata dell’intervento. Esiste infatti una forte associazione tra il movimento nell’ambito di uno stile di vita attivo e una diminuzione del rischio di demenza e potenziamento cogni­tivo, e questa relazione si verifica sia nella preadolescenza sia in età avanzata (Salas-Gomez et al., 2020; Engeroff et al., 2018). Nei bambini e negli adolescen­ti che esercitano regolarmente un’attività fisica vigorosa, esiste una relazione significativa tra attività fisica e prestazione cognitiva (Sibley, 2009). Ne sono esempi l’incremento del successo scolastico e il miglioramento del quoziente intellettivo.

 

Definiamo ora le funzioni cognitive, ovvero il linguaggio, la memoria, l’attenzione, la percezione, le funzioni prassiche e le funzioni esecutive.

Il linguaggio è un sistema utilizzato per trasmettere le informazioni attra­verso segnali o comportamenti che possono essere interpretati da un’altra persona.

La memoria è la capacità di codificare le analisi dalle informa­zioni sensoriali, di immagazzinare un’informazione tenendola stabile e di rievocarla al bisogno.

L’attenzione è la funzione di controllo che per­mette di tenere alto il livello di concentrazione per tempi prolungati e ver­so molteplici stimoli contemporaneamente; è un processo di selezione di un’informazione rilevante.

La percezione è una funzione che permette di percepire le informazioni sensoriali, le quali vengono tradotte in se­gnali elettrici nei neuroni e in seguito interpretate dal nostro cervello.

Le funzioni prassiche consistono nella capacità di compiere correttamente gesti coordinati per gli spostamenti del corpo nello spazio, diretti a un determinato fine. Infine, le funzioni esecutive servono per il controllo e la pianificazione del comportamento diretto a uno scopo attraverso la fles­sibilità cognitiva, l’aggiornamento della memoria e la funzione inibitoria.

 

Il ruolo delle funzioni esecutive nei bambini

Miyake e Friedman (2012) definiscono le funzioni esecutive come “un in­sieme di processi di controllo che regolano i propri pensieri e compor­tamenti”. Esse sono responsabili dell’avvio, dell’adattamento, della rego­lazione, del monitoraggio e del controllo dei processi delle informazioni (Miyake et al., 2000). Queste funzioni sono spesso considerate un prere­quisito importante per un apprendimento efficace e un’ideale performan­ce cognitiva nei bambini preadolescenti (Diamond, 2013).

 

Negli ultimi anni la letteratura ha mostrato una particolare attenzione allo studio degli effetti dell’attività fisica sul cervello e sul miglioramen­to della performance cognitiva delle funzioni esecutive. Recentemente sono state condotte infatti una serie di meta-analisi per la valutazione di tali effetti (Sun et al., 2020). Quest’ultima viene quantificata secondo una suddivisione specifica delle funzioni esecutive e secondo altri importanti fattori: le funzioni esecutive fondamentali (core-EFs), come ad esempio la funzione inibitoria, la memoria di lavoro, la flessibilità cognitiva; le funzioni esecutive di alto livello (higher-level EFs), come il ragionamento astratto, la pianificazione, il problem-solving; le funzioni cognitive non esecutive (non-EFs), ad esempio le abilità non verbali, le abilità spaziali e la capacità di memoria a breve e lungo termine (Spann et al., 2020); le abilità di vita come la definizione degli obiettivi, la presa di coscienza del regolamento e infine il rendimento scolastico (academic performance) (Álvarez-Bueno et al., 2017; Álvarez-Bueno et al., 2016).

 

Oltre ai fattori relativi all’attività fisica, il peso corporeo è stato rico­nosciuto come un importante moderatore per la performance cognitiva. I bambini in sovrappeso coinvolti in programmi di attività fisica trarrebbe­ro maggiori benefici in termini di performance cognitiva rispetto ai bam­bini normopeso (Xue et al., 2019; Pesce, 2016).

 

Nella preadolescenza, l’aumento del funzionamento cognitivo come risultato dell’attività fisica è maggiormente visibile attraverso le funzioni esecutive fondamentali (Verburg et al., 2014) e l’attenzione (Chang et al., 2012).

 

Le attività sportive con un impegno cognitivo relativamente alto, come ad esempio il tennis, dove i bambini devono pianificare strategie e focalizzare l’attenzione su un certo tipo di dinamiche, implicano un effetto maggiore sulle funzioni esecutive. Al contrario, le attività con un impegno cognitivo relativamente basso, come ad esempio la corsa su lunghe distan­ze, dove viene eseguito un gesto ripetuto e automatizzato, non producono lo stesso effetto su tali funzioni (Vazou et al., 2016).

 

Un’attività fisica stimo­lante a livello cognitivo risulta più vantaggiosa nelle fasce comprese tra i dieci e i quindici anni circa (Schmidt et al., 2015; Tomporowski et al., 2015). Il rapporto tra le funzioni esecutive e il rendimento scolastico nei bambini può quindi dipendere dalla durata o dal tipo di attività fisica scelta; studi citati precedentemente trovano applicazioni relative alla differenza tra at­tività fisica aerobica e attività fisica cognitivamente coinvolgente.

 

In conclusione, le funzioni esecutive fondamentali svolgono un ruolo importante nel percorso fisico, psicologico e sociale del bambino, e trova­no una relazione nell’ambito delle attività motorie infantili (Best & Miller, 2010; Chaddock et al., 2011; Kahn & Hillman, 2014).

 

OBIETTIVI GENERALI DELL’ALLENATORE

L’allenatore ricopre un ruolo chiave per la creazione delle relazioni all’interno del gruppo sportivo. È il leader istituzionale della squadra e questo richiede delle competenze in termini scientifici (per la conoscenza del corpo e della te­oria dell’allenamento), psicologici (per la conoscenza delle variazioni cognitive nelle rispettive fasce evolutive) ed emozionali (per la gestione degli equilibri sociali ed emotivi che si generano tra gli atleti durante una stagione). È meto­dologicamente corretto dichiarare subito gli obiettivi generali che si vogliono perseguire durante l’anno (fig. 1.3), in modo che l’istruttore riesca a individua­re quali sono gli strumenti necessari per il raggiungimento dei suoi scopi.

Gli obiettivi dell’allenatore si possono dividere in:

  • Obiettivi per gli atleti
  • Obiettivi personali
  • Obiettivi per entrambi

 

CONCETTI FONDAMENTALI E APPRENDIMENTO MOTORIO

 

Per l’organizzazione del piano di lavoro di una seduta di allenamento, l’operatore sportivo deve conoscere i concetti fondamentali correlati a me­todiche pratiche che verranno spiegate in seguito. L’introduzione di una parte teorica aiuterà il lettore a comprendere meglio, nei prossimi capitoli, le parti applicative ricche di informazioni e terminologie specifiche.

 

I concetti fondamentali sono:

  • Le capacità motorie;
  • Gli schemi motori di base.

 

Le linee guida sono:

  • Lo sviluppo delle capacità motorie;
  • Lo sviluppo delle capacità coordinative e delle capacità condizionali;
  • Le modalità e gli stili d’insegnamento.

 

 

LA CREAZIONE DI UN COMPITO MOTORIO

 

 

Varianti degli esercizi

I fattori di contrasto o varianti motorie aggiungono a uno schema motorio o a un esercizio di base delle modifiche che permettono il miglioramento dell’efficienza fisica o coordinativa. Le varianti permettono di eseguire movimenti sempre più precisi e adattarli in situazioni esecutive sempre più complesse. L’obiettivo dell’istruttore sportivo deve essere quello di offrire la possibilità ai bambini e ai giovani atleti di sperimentare una pluralità di esperienze motorie, le quali permettono loro di maturare com­petenze attraverso il gioco e la didattica sportiva, al fine di orientarli alla futura pratica agonistica.

L’ammontare delle varianti permette di:

  • aumentare o diminuire la difficoltà dell’esecuzione di uno schema mo­torio di base;
  • eseguire un gesto tecnico in condizioni svantaggiose;
  • rafforzare uno schema acquisito e renderlo naturale e fluido;
  • incrementare il coinvolgimento condizionale, coordinativo e cognitivo;
  • sviluppare la multilateralità di un’azione motoria;
  • accrescere la curiosità del soggetto e anche il suo bagaglio motorio;
  • aumentare l’intrattenimento e il divertimento nell’esecuzione di un gesto ricco di varianti anche codificate;
  • creare gestualità motorie non codificate;
  • consolidare la consapevolezza del sé corporeo e padroneggiare gli schemi motori e posturali.

 

Per osservare le varianti motorie principali nell’ordine corretto è neces­sario dividerle in categorie. Di seguito vengono proposte varianti di diverse tipologie: motorie generali, coordinative, posturali, cooperative e manipolative.

  

Varianti motorie generali

Le varianti motorie generali sono le seguenti:

 

Direzione: a volte è la prima informazione che viene consegnata per l’e­secuzione di un esercizio o di un compito motorio. Può essere controllata da riferimenti fisici come linee tracciate sul terreno o materiale sportivo di­sposto in maniera da alterare la direzione del soggetto durante l’esecuzione.

 

Velocità: è la variante che determina il tempo in cui deve essere ese­guito un gesto motorio. Durante una progressione didattica di un gesto motorio complesso, la velocità del gesto atletico è ridotta come quando viene eseguito un esercizio di tipo analitico. Quando il soggetto raggiun­ge un livello adeguato, la velocità dell’esercizio può aumentare.

Forza: è l’intensità prodotta durante un gesto motorio. Dopo che il sog­getto raggiunge una tecnica adeguata e soddisfacente per l’allenatore, l’in­tensità del gesto può essere aumentata.

Ampiezza: è il raggio d’azione di un movimento su un determinato asse o piano del corpo umano (sagittale, frontale, trasverso). Nella corsa, ad esempio, l’ampiezza degli arti inferiori è determinata dalla distanza tra un appoggio e quello successivo durante un passo. La variazione dell’ampiezza del passo viene utilizzata per migliorare la spinta in relazione alla frequenza.

 

Frequenza: è il numero di movimenti motori in un arco temporale. Sta­bilita una distanza, si chiede al soggetto di eseguire più movimenti possi­bili nel percorso tracciato. Ad esempio, si chiede al soggetto durante una corsa in skip, di eseguire più appoggi possibili tra un punto e un altro.

 

Ne La preparazione motoria di base troverete queste ed altre informazioni per scoprire i metodi migliori per allenarsi.

La preparazione motoria di base