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FORZA E IPERTROFIA NELL’ALLENAMENTO FUNZIONALE

FORZA E IPERTROFIA NELL’ALLENAMENTO FUNZIONALE

 LA SCELTA FUNZIONALE

 

Il corpo come un abito su misura, una nuova sensazione di efficienza, gesti tecnici prima impensabili che diventano esercizi di facile apprendimento: se avete capito e compreso

appieno il concetto di allenamento funzionale probabilmente tutto questo lo starete già vivendo e sentendo sulla vostra pelle.

 

Non siete che ai primi passi, eppure sentite che qualcosa sta cambiando e altro cambierà.

Ora però sono costretto a frenare il vostro entusiasmo per ricordarvi che l’allenamento funzionale è una scelta, ma non una scusa per buttare via quanto fatto in precedenza in palestra.

 

Anzi, la sua prima applicazione è proprio un ritorno agli esercizi base opportunamente

migliorati e adattati.

 

Azione + Funzione= Allenamento funzionale

 

Al di là degli esercizi illustrati nel testo, non dobbiamo dimenticarci dell’importanza degli esercizi basic in palestra, ovvero squatting, lunging, pulling e pressing. Da questo punto di vista, in linea con la definizione che ne ho dato, l’attività prestativa

dei pesisti negli esercizi di strappo e slancio è estremamente funzionale. Abbiamo, infatti, un’azione potentissima della catena estensoria dell’anca; un’azione motrice prima e stabilizzatrice poi della fascia addominale; infine, una trasduzione di queste forze agli arti superiori.

 

Cosa hanno in comune un pugile, un giocatore di baseball, un tennista e un golfista? Apparentemente niente ma… osservate la biomeccanica del movimento e ritroverete le stesse linee guida sopra esposte: caricamento e attivazione della catena estensoria dell’anca; azione motrice e stabilizzatrice della fascia addominale; trasduzione di queste forze agli arti superiori.

 

ALLENAMENTO PER LA FORZA

 

Si può definire la forza come la capacità di vincere una resistenza o di opporvisi con un impegno muscolare (Zatziorskj).

 

La forza è una capacità condizionale che dipende per circa l’80% da fattori di natura nervosa.

Questi fattori implicano:

  • Massima capacità di reclutamento delle fibre

bianche di tipo II (IIx, soprattutto).

  • Massimo sviluppo del sistema nervoso centrale,

che si verifica, ricordiamolo, all’incirca

entro i 14 anni.

  • Capacità di “disattivare” le cellule di Renshaw,

veri interruttori del messaggio motorio.

Il restante 20% è costituito da fattori organicimetabolici:

  • Percentuale di fibre bianche IIa e IIx.
  • Densità e dunque quantità di fibre bianche

nell’area di sezione trasversa del muscolo.

  • Incremento di diametro delle fibre bianche.
  • Miglioramento del reclutamento

 

ALLENAMENTO PER L’IPERTROFIA

 

Sull’ipertrofia esistono mille e uno studi, ma anche nessuna certezza su quello che sia il meccanismo, la causa/effetto dello stimolo ipertrofico. Pensate solo alle fibre muscolari: bianche, rosse, intermedie, totipotenti, satelliti; ognuna di queste risponde a uno o più stimoli differenti. Per non parlare delle altre componenti del muscolo scheletrico: sarcoplasmatiche, connettivali, lipidiche, o quell’enorme mistero che a oggi rimangono cervello, cervelletto e sistema nervoso, da cui tutto parte e a cui tutto arriva. Questa “zona grigia” spiega l’imperversare di tecniche e metodi che vanno dallo scientifico al pittoresco e fantasioso. Dobbiamo quindi accontentarci di quello che passa il convento? Continuare con approssimazioni e fantasie aneddotiche di strani personaggi in palestra?

No. Dobbiamo capire il nostro corpo, macchina perfetta a cui nessun computer, per quanto avanzato, può essere lontanamente accostato.

 

Il nostro corpo si è sempre adattato in base alla funzione per cui è stato creato e si è evoluto nell’arco di millenni.

 

Vediamo dunque le priorità:

 

  1. Allenare la funzione di un sistema articolare o di una catena cinematica. Ricordate? Scopo, motivo per cui quel sistema o quella catena è stata costruita, creata e si è evoluta sino a oggi.
  1. Allenare i piani coinvolti dai gesti e dalle azioni che a questi sistemi e alle catene cinematiche fanno capo. Che senso ha allenare cosce e glutei con esercizi solo sul piano frontale (squat e stacchi) se la catena estensoria dell’anca e la stessa articolazione coxo femorale hanno range di movimento anche sul piano sagittale e su quelli intermedi?
  2. Esercizi pluriarticolari: nella vita di tutti i giorni non esistono gesti monoarticolari.
  3. Gestione e alternanza dei carichi (questa è la periodizzazione) e degli stress indotti. È da qui che voglio partire. Integrare una normale scheda di esercizi in palestra e la sua progressione con esercizi e modifiche tipicamente in linea con l’allenamento funzionale.

 

IPERTROFIA COSMETICA E IPERTROFIA FUNZIONALE

 

C’è una disputa attualmente in atto nel mondo delle palestre, una contesa nata mano a mano che la cultura fisica è passata da uno sport con caratteristiche prestative – il lavoro sulla forza e i suoi adattamenti − a uno sport con connotazioni puramente estetiche. La disputa è tra ipertrofia cosmetica e ipertrofia funzionale.

  • L’ipertrofia cosmetica, come la definiscono i preparatori atletici d’oltreoceano, è l’aumento di massa muscolare fine a se stessa, con l’obiettivo di salire sul palco o comunque di esibire un fisico muscoloso e definito, senza fini prestativi.
  • L’ipertrofia funzionale è invece l’incremento di massa muscolare a fini prestativi, vale a dire con peculiarità di forza, agilità, potenza e velocità. Dove si vede maggiormente la differenza tra questi due poli della cultura fisica odierna? Negli allenamenti e negli adattamenti agli stessi.

Per quanto riguarda i primi è necessario, come detto, affiancare ai classici basic esercizi funzionali per sollecitare catene cinematiche, qualità e capacità motorie differenziate. Per quanto riguarda i secondi, sicuramente gli adattamenti legati all’ipertrofia funzionale coinvolgono maggiormente il sistema nervoso centrale.

Se volete conoscere più programmi di allenamento, consultate Allenamento funzionale. Manuale scientifico di Guido Bruscia.

Allenamento funzionale. Manuale scientifico