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PATOLOGIE MUSCOLO-SCHELETRICHE

PATOLOGIE MUSCOLO-SCHELETRICHE

In questo articolo tratto dal libro Personal trainer funzionale di Flauto Calle parleremo di dolori e patologie. Vediamo insieme di cosa si tratta.

 

IL DOLORE

 

Il dolore può essere descritto come una sensazione più o meno “sgrade­vole” e sopportabile provocata dallo stimolo di alcune terminazioni ner­vose, dall’irritazione dei nervi sensoriali o dalla sofferenza emozionale in presenza di forti componenti psichiche.

 

Spesso si manifesta come segnale d’allarme, è infatti una funzione protet­tiva del nostro corpo e un sintomo importante dell’infiammazione. Quando è molto forte, l’organismo risponde con una serie di reazioni che stimolano il sistema nervoso neurovegetativo: pallore cutaneo, sudorazione intensa, sensazione di mancamento, caduta di pressione, talvolta collasso.

 

Il dolore origina dalla stimolazione chimica, termica, meccanica o elet­trica di una struttura nervosa periferica chiamata recettore sensitivo del do­lore o nocicettore; in questa sede vengono liberate contemporaneamente delle sostanze chimiche, quali la bradichinina e l’istamina, che stimolano le terminazioni nervose. Da qui il dolore viene propagato attraverso al­cune fibre nervose fino alla parte del midollo spinale dove origina una cellula nervosa che estende le proprie fibre verso il talamo, formando un fascio nervoso detto fascio spinotalamico. Alcune di queste fibre raggiungo­no direttamente il talamo, oppure quest’ultimo viene collegato alla parte periferica di una terza cellula nervosa. L’ultimo tratto del dolore giunge dal talamo alla corteccia cerebrale in apposite zone dette aree somestesiche o della percezione sensoriale o del sistema limbico (dove l’esperienza del dolore assume sfumature emozionali).

 

Tipologie di dolore

Esistono molteplici tipologie di dolore:

  • Il dolore pulsante è localizzato in un’area precisa e pulsa al ritmo del cuore.
  • Il dolore acuto (urente) può manifestarsi in seguito a bruciature o pun­ture di insetti.
  • Il dolore perforante si avverte quando la parte interessata viene attraver­sata da un oggetto esterno (ad esempio, quando ci si taglia con un coltello).
  • Il dolore folgorante, spontaneo e acuto, tende a manifestarsi soprat­tutto a livello degli arti, come avviene nella tabe dorsale (lesione alle radici posteriori del midollo spinale).
  • Il dolore della colica e la sua intensità seguono l’andamento delle con­trazioni peristaltiche della muscolatura viscerale.

Nello scheletro la sensibilità al dolore cresce a seconda delle varie strut­ture: dal periostio ai legamenti, dai tendini alla fascia muscolare.

 

LESIONI E ATTIVITÀ SPORTIVE

 

Il trauma è generalmente definito “una lesione causata da incidenti di varia natura”.

Esistono numerosi tipi di lesioni e traumi legati alle attività sportive, a danno principalmente dell’apparato muscolo-scheletrico. Nell’intento di fare chiarezza a riguardo ed elencare le zone del corpo più a rischio, possiamo innanzitutto distinguere tra due tipologie di trauma sportivo: il trauma da sovraccarico e il trauma diretto.

  1. Trauma da sovraccarico: È dovuto alle molteplici sollecitazioni (ossee, tendinee, muscolari) sopportate dal corpo dello sportivo. La causa è spesso da ricercare nell’intensità dell’allenamento e nella ripetitività del gesto atletico (un atleta poco allenato o inesperto può eseguire gesti e movimenti in modo scorretto o in condizioni non ottimali). I traumi da sovraccarico funzionale interessano prevalentemente i muscoli (sti­ramenti e contratture) e i tendini (infiammazioni tipo tendiniti, rottura, distacchi nei punti d’inserzione sulle ossa).
  2. Trauma diretto: Causato da cadute, colpi, contusioni e distorsioni, può interessare qualsiasi distretto corporeo, anche se è particolarmen­te frequente nella spalla (lussazioni, lesioni della cuffia dei rotatori, versamenti), nel gomito (lussazioni, lesioni ai tendini), nel ginocchio (lesione dei menischi e dei legamenti collaterali crociati, versamenti intrarticolari di liquido sinoviale o sangue, lussazione della rotula) e nella caviglia (distorsioni e tendiniti). Lo sportivo può, inoltre, incorre­re in traumi cranici, fratture ossee e strappi muscolari.

 

Il trauma può inoltre essere:

  • generico: accade in modo imprevedibile, accidentale, occasionale;
  • specifico: collegato direttamente (causa-effetto) allo sport praticato;
  • esogeno: provocato da altre persone;
  • endogeno: indotto dalla persona stessa attraverso allenamenti o movi­menti sbagliati;
  • acuto: intenso e istantaneo;
  • cronico: continuo, prolungato;
  • diretto: localizzato in una zona specifica;
  • indiretto: la lesione viene fuori nel tempo a causa del protrarsi dell’al­lenamento.

Cercherò qui di seguito di analizzare i principali “termini” normal­mente utilizzati per le lesioni e le precauzioni più indicate da prendere.

 

Contrattura

 

Per “contrattura” si intende un “accorciamento” temporaneo o perma­nente di un muscolo, un tendine o un altro tessuto, che ne impedisce il completo allungamento passivo. È causa di infiammazione del tessuto muscolare o tendineo, con formazione di tessuto cicatriziale. È quanto avviene, ad esempio, nella contrattura di Dupuytren, (malattia che col­pisce le dita delle mani, che si presentano deformate in flessione), o nella contrattura di Volkmann (patologia a rapida insorgenza che colpisce le mani, a volte dopo un’ingessatura stretta all’avambraccio o a causa di un uso non corretto del laccio emostatico).

La contrattura può anche presentarsi come una contrazione involon­taria più o meno durevole di uno o più gruppi muscolari dovuta a un’i­pertonia muscolare; in alcuni casi sporadici è causata da stati nevrotici e isterici.

 

Contusione

Trauma generalmente prodotto dall’urto contro un oggetto. La pelle non presenta ferite ma, a causa della rottura dei vasi sanguigni sottostanti, ma­nifesta un rigonfiamento (edema) e un versamento di sangue (ematoma). Inizialmente la contusione è di colore nero-blu, poi verdastro e infine, in fase di risanamento, giallastro. È importante precisare che può interessare anche organi interni come fegato, milza e cervello.

 

Dal punto di vista clinico si manifesta in tre gradi:

  • caratterizzata dalla presenza di ecchimosi;
  • caratterizzata dalla presenza di ematomi;
  • caratterizzata da necrosi cutanea (che lascerà, nella maggior parte dei casi, una piaga).

Può essere accompagnata da febbre e, nei casi più gravi, da shock. Ge­neralmente guarisce completamente e non lascia postumi.

 

Distorsione

 

Lesione traumatica (colpo, movimento brusco e anormale) di un’artico­lazione, che comporta l’allungamento o la lacerazione dei legamenti che ne assicurano la stabilità. Quasi sempre è provocata da un trauma indi­retto, ovvero che non agisce direttamente sulle strutture lese ma impone all’articolazione un movimento esagerato e anomalo. Le parti del corpo più colpite sono il ginocchio e la caviglia, anche se una distorsione può colpire qualsiasi articolazione. Si manifesta con dolore e gonfiore uniti a una diminuzione della capacità di movimento.

 

È importante specificare che il danno non sempre è reversibile, in quanto l’articolazione interessata può rimanere più debole, causando nel tempo dolori o disturbi durante lavori intensi.

Nei casi più lievi si consigliano come terapia riposo e applicazione di ghiaccio sulla parte interessata, mentre in quelli più seri (gonfiore ed ematoma) è spesso necessario immobilizzare la parte o persino ricorrere all’intervento chirurgico.

 

Perdita dei normali rapporti, o della normale posizione reciproca, dei capi articolari di un’articolazione.

Può essere di natura traumatica, patologica o congenita.

  • Lussazione traumatica: Interessa generalmente spalla, gomito, anca, dita e ginocchio, si manifesta con dolore nella regione articolare inte­ressata e rende impossibile il movimento. Deve essere curata entro le prime 24-48 ore e i capi articolari devono essere riportati in posizione corretta e immobilizzati per 15-20 giorni; se si ritarda il trattamento, la lussazione tende a diventare “irriducibile” (a causa delle alterazioni fibrose che avvengono nel cavo articolare) fino al punto da rendere necessario l’intervento chirurgico.
  • Lussazione patologica: È dovuta ad altre patologie, come artriti, para­lisi e contratture muscolari.
  • Lussazione congenita: Dipende da patologie presenti sin dalla nascita.

Se la lussazione non è completamente alterata viene definita sublussa­zione (le superfici articolari rimangono parzialmente in rapporto tra loro), mentre se tende a ripetersi (anche dopo la cura) viene chiamata recidi­vante; qualora si verifichi per più di tre volte, provocata da movimenti abituali, viene detta abituale.

I sintomi sono dolore violento e immediato con immobilizzazione del­la parte lesa. È possibile osservare una posizione anomala dell’articolazio­ne interessata nel tentativo di diminuire il dolore.

 

Infiammazione o flogosi

 

Complesso dei processi locali con cui l’organismo reagisce all’azione di agenti nocivi per i tessuti. Interessa tutti i componenti dei tessuti: il con­nettivo di sostegno, i vasi e i nervi; evolve in modo differente a seconda della natura dell’agente che la provoca, dell’intensità e delle modalità con cui l’organismo reagisce.

 

Le diverse fasi dell’infiammazione sono: irritazione, modificazioni cir­colatorie (definite anche “iperemia attiva”), essudazione (materiale liqui­do che si raccoglie negli spazi interstiziali dei tessuti, nel connettivo lasso o nelle cavità sierose), fenomeni regressivi (come atrofie e degenerazioni) e, infine, fenomeni degenerativi (come la necrosi).

Si manifesta con arrossamento della zona interessata, gonfiore (dovu­to all’essudato), calore (causato dall’aumento della vascolarizzazione) e dolore (provocato dalla compressione e dall’intensa stimolazione delle terminazioni sensitive della zona interessata).

 

Tenovaginite o tenosinovite

 

Infiammazione di un tendine e della guaina che lo avvolge. La mano è la sede più colpita, in special modo il polso. Può verificarsi a livello dei tendini flessori delle dita che, aumentando di volume a causa dell’infiam­mazione, si addossano l’un l’altro (fenomeno “dell’impacchettamento”) e vanno a comprimere il nervo mediano, dando origine alla patologia più comunemente conosciuta come “sindrome del tunnel carpale”. È spesso riscontrabile in particolari mansioni lavorative, come ad esempio quelle dei pianisti o di chi lavora spesso al computer.

I sintomi sono dolore e disturbo della sensibilità (formicolio) localizza­ti nel dito medio e nell’anulare, perdita di tono della mano e difficoltà di opposizione del pollice.

Se i sintomi sono lievi, può essere sufficiente della fisioterapia mirata unita a un ciclo di infiltrazioni locali con antinfiammatori, mentre se i di­sturbi sono cronici la chirurgia è spesso l’unico rimedio.

 

Tendinite

 

Patologia infiammatoria di un tendine particolarmente frequente a livello della spalla e della caviglia. Nella spalla (tendinite della cuffia dei rota­tori) è causata allo sfregamento continuo della cuffia contro le strutture ossee e legamentose contigue, mentre quella della caviglia nasce dall’ir­ritazione di strutture analoghe alla cuffia (dette borse); entrambe sono la conseguenza di ripetuti e particolari movimenti del braccio e del piede.

Si manifesta con dolore nella sede tendinea colpita durante l’esecuzio­ne del movimento e nello sforzo. La terapia indicata consiste nel mante­nere a riposo la parte interessata, in alcuni casi con l’ausilio di bendaggi o stecche, e, nelle fasi iniziali, nella somministrazione di antinfiammatori.

 

Reumatismo

 

Insieme di disturbi a carico delle articolazioni, che appaiono compro­messe da fenomeni infiammatori, degenerativi e alterazioni biochimiche e cellulari a danno delle strutture del tessuto connettivale. I reumatismi interessano in particolare i legamenti, le borse sierose, i tendini, i muscoli e i tessuti fibrosi che circondano le articolazioni (tessuti periarticolari). Le cause sono da ricercare in traumi (singoli, intensi, ma anche minimi e ri­petuti), infezioni, infiammazioni, depositi di microcristalli (come la gotta) e in tutti i disturbi di tipo reumatico (spesso presenti nei soggetti anziani come conseguenza di una degenerazione senile dei vari tessuti musco­lo-scheletrici).

I sintomi comprendono dolori localizzati alle articolazioni e ai muscoli, con rigidità, rigonfiamenti e conseguente limitazione dei movimenti. La diagnosi va ricercata attraverso esami medici e da laboratorio, come riso­nanza, radiografia, VES. La terapia è sempre impostata in base al fattore scatenante, ma spesso, comunque, è a base di antinfiammatori.

 

Strappo muscolare

 

Rottura parziale di un determinato numero di fibre muscolari a seguito di un trauma provocato da uno sforzo eccessivo o un movimento brusco. Generalmente colpisce i grossi fasci muscolari degli arti inferiori.

I sintomi si manifestano con dolore molto intenso e acuto localizzato nel muscolo colpito; talvolta si presentano ecchimosi locali.

La terapia si basa principalmente sul riposo e l’uso di antinfiammatori locali (anestetici o cortisonici), con infiltrazioni fatte nella sede della rottu­ra e dell’edema. Solo in un secondo momento, una volta passata la condi­zione dolorosa e definita l’entità della lesione, si può passare a massaggi o fisioterapia riabilitativa. Qualora si ripresentasse lo strappo, può essere indicata la terapia chirurgica.

 

Stiramento muscolare

 

Lesione muscolare dovuta a trauma indiretto legato a una contrazione troppo rapida del muscolo dopo una fase di completo rilasciamento. Le cause principali sono da ricercarsi in uno scarso allenamento, nell’eccessi­va fatica muscolare, nella scorrettezza del gesto atletico, in fattori climatici come il freddo e in luoghi non adatti all’attività che portano all’esecuzio­ne di movimenti scoordinati (ad esempio, una sala dove si scivola o un campo da calcio con poca aderenza).

I sintomi si manifestano con dolore acuto trafittivo della zona interes­sata accompagnato da gonfiore e spesso dall’impossibilità di compiere movimenti con la muscolatura interessata.

La terapia è impostata in base all’estensione della lesione e alla sua localizzazione, ma è comunque prevalentemente conservativa: riposo per qualche giorno del distretto muscolare interessato, seguito da fisioterapia per recuperare la funzionalità del muscolo leso.

 

Frattura

 

Rottura di un osso, spesso associata a quella della cartilagine, in due o più parti. I pezzi di osso rotto vengono indicati come “monconi di frattura”, mentre la fessura più o meno ampia che si crea tra essi è chiamata “rima di frattura”.

A seconda di come è avvenuta, del punto in cui l’osso si è rotto e in quanti pezzi, la frattura può essere:

  • articolare: quando interessa le parti d’osso vicine o facenti parti dell’ar­ticolazione;
  • completa: quando interessa l’osso nella sua totalità e si presenta netta;
  • incompleta: quando l’osso non è completamente interrotto;
  • semplice: quando nella rottura sono presenti solo due frammenti;
  • pluriframmentaria: quando sono presenti molti frammenti;
  • comminuta: quando i frammenti sono numerosi e molto piccoli;
  • semplice: quando l’osso rotto non coinvolge nessun altro organo;
  • complicata: quando la frattura provoca un danno alle strutture circo­stanti (come, ad esempio, vasi sanguigni o nervi);
  • chiusa: quando l’osso non lacera la pelle che lo ricopre;
  • esposta: quando la frattura provoca la lacerazione della pelle (l’osso spunta all’esterno);
  • composta: quando i monconi dell’osso mantengono la posizione che presentano normalmente;
  • scomposta: quando i due monconi ruotano uno rispetto all’altro, sono sovrapposti o presentano tra loro un’angolatura anomala;
  • stabile: in assenza di forze (ad esempio, quelle muscolari) che tendono a fare assumere ai monconi una posizione errata;
  • instabile: quando forze “esterne” (ad esempio, quelle muscolari) ten­dono a fare assumere ai monconi posizioni errate.

Inoltre, a seconda della direzione e della forma della rima di frattura, la frattura può essere suddivisa in:

  • trasversa: quando la rima ha direzione ortogonale rispetto all’asse lon­gitudinale dell’osso;
  • obliqua: quando la rima è inclinata rispetto all’asse longitudinale dell’osso;
  • longitudinale: quando la rima è parallela all’asse longitudinale dell’os­so;
  • spiroide: quando la rima si avvolge a spirale intorno all’osso.

Le cause della frattura possono essere:

  • traumatiche: frequenti nei giovani, quando l’osso sano viene sottopo­sto a diverse pressioni (forze esterne) a cui non riesce a resistere;
  • patologiche: molto frequenti nei soggetti anziani, quando le ossa inte­ressate presentano già delle patologie (come tumore e osteoporosi) e si rompono anche se le forze a cui devono far fronte sono lievi;
  • da durata: quando un osso sano è sottoposto a continui piccoli traumi, come nel caso degli atleti.
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