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La relazione mente-corpo nel ciclismo

La relazione mente-corpo nel ciclismo

Gli approcci teorici alla psicologia per gli atleti

Ogni volta che un ciclista si avvicina alla linea di partenza, porta con sé non solo il massimo del suo allenamento fisico, ma tutto ciò che ha dentro in quel momento. Ciò include le esperienze positive, l’opinione di sé, la paura, la soglia di attenzione e quella del dolore, le insicurezze e molto altro.

In questo articolo tratto dal libro Performance Ciclistica approfondiamo:

  • Gli approcci teorici alla psicologia per gli atleti;
  • I Sintomi e i comportamenti di malessere psicologico;
  • I punti di Forza nella psicologia sportiva.

Gli approcci teorici alla psicologia per gli atleti

La maggior parte dei ciclisti tende ad arrivare a questo momento con una profonda attenzione verso la propria bici e la forma fisica, ma senza altrettanta cura delle abilità psicologiche necessarie. 

Molti approcci teorici sono stati prodotti da psicologi sportivi a sostegno degli atleti, approcci che includono (senza limitarsi a) la psicologia cognitivo-comportamentale, la teoria psicodinamica e la psicologia positiva, la teoria junghiana, la psicologia esistenziale e la teoria di accettazione-impegno.

L’etnia di appartenenza, il genere, l’età, l’orientamento sessuale, lo stato di salute fisica e mentale sono tutte considerazioni importanti per determinare come un ciclista possa ricevere il miglior supporto psicologico.

Aiutare gli atleti a raggiungere la prestazione ideale è il fulcro della psicologia sportiva, ciò che la differenzia da altre discipline specialistiche.

I ciclisti sono comunque vulnerabili alle stesse problematiche mentali che affliggono qualsiasi altro essere umano. Il modo in cui queste preoccupazioni vengono trattate dipende spesso dalle caratteristiche personali, dal tipo di cura disponibile, dai fattori culturali associati alla salute mentale e dalla gravità, durata e fattori di rischio per l’atleta o per gli altri.

I Sintomi e i comportamenti di malessere psicologico

Una prospettiva basata sulla forza suggerisce che ogni persona ha naturalmente i propri modi di vivere, compresi i metodi di adattamento o non-adattamento.

Alcuni “sintomi” o “comportamenti problematici” possono manifestarsi apertamente, per esempio con ripetuti scoppi d’ira, o possono essere meno evidenti. Un ciclista, per esempio, può interiorizzare il suo stato di ansia tanto da ridurre le proprie performance e a un occhio inesperto non risulterà che una discrepanza tra i dati di allenamento e i risultati di gara.

Molte problematiche o esperienze possono inficiare la prestazione di un atleta in diverse fasi della stagione, figuriamoci nel corso di un’intera carriera.

I punti di Forza nella psicologia sportiva

La psicologia sportiva, però, non si occupa solo di individuare le debolezze. Essa fallisce, infatti, se non aiuta il ciclista a identificare e sostenere i punti di forza alla base del successo dell’atleta e del suo benessere. 

Questi punti positivi possono includere le relazioni interpersonali importanti, la rete sociale di sostegno, il sistema di supporto professionale (allenatore, personale medico, esperti) e le caratteristiche psicologiche dimostrate, come la capacità di recupero o la cura di sé. 

I ciclisti che partecipano a competizioni possono dovere affrontare problematiche direttamente legate alla competizione (capacità di recupero, insonnia, paura dell’infortunio), o di natura clinica (depressione, ansia, traumi), o problematiche che intersecano le due categorie (insonnia, ansia, autostima).

La pressione delle gare, la delusione per un infortunio o altri eventi possono generare problemi sub-clinici temporaneamente più marcati. Uno psicologo sportivo può affrontare queste debolezze per evitare che intacchino le prestazioni e/o lo sviluppo emotivo e sociale dell’atleta.